Forse un giorno, tra qualche decennio, saremo così fortunati da renderci pienamente conto di che calciatore sia stato Andrea Pirlo, e ci metteremo a ridere per settimane. In teoria, fino a ieri, il regolamento non scritto del gioco stabiliva chiaramente che, ai rigori, gli unici autorizzati a cambiare in positivo le sorti e l’inerzia della partita fossero i due portieri. Se sei un tiratore, puoi solo influire negativamente: sbagliando; se segni hai fatto il tuo (anche se è il rigore decisivo).
Pirlo no.
La situazione prima del suo tiro (per chi, pensando erroneamente di aver qualcosa di meglio da fare, non avesse visto la partita): l’Italia è indietro di uno, errore di Montolivo, il quale ha gli occhi di una tigre coi lucciconi.
Il suo tiro: un Panenka1 realizzato con classe, temperanza e disincanto, senza cambiare né faccia, né andatura durante rincorsa, tiro e rientro a centrocampo; Hart schizza sulla destra come un tappo di spumante e mentre vola si sente piccolo, burlato, strutto.
Gli eventi successivi al suo tiro: Nocerino sorride (ed è il prossimo a tirare) e Prandelli si sforza di non farlo; nonostante il vantaggio, gli inglesi vanno sul dischetto tremanti e impreparati come per un’interrogazione di scienze e li sbagliano tutti, cioè due su due; Hart ha perso la tracotanza e la simula con delle smorfie che non possono impressionare né Nocerino, né Diamanti, i quali adesso sanno – l’hanno appena visto – che segnare un rigore a quel biondino sarà la cosa più facile della partita.2
Con la calma e la forza di chi ha voglia di scherzare, Pirlo ha calciato il rigore decisivo, nonostante non fosse logicamente possibile. Dopo che Italia-Inghilterra si era giocata sul piano della tattica, della tecnica, della resistenza, della tenacia e della fortuna3, restava il piano emotivo, il piano umano, l’ultimo a disposizione. Su quello ha giocato e vinto Pirlo. C’erano degli uomini sul dischetto, dentro a quei completini bianchi. Le certezze degli uomini, per quanto possano essere solide, sono frangibili. E il modo migliore per distruggerle, da sempre, è metterle in ridicolo.
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1 Dato che pare si sia ancora indecisi tra scavetto e cucchiaio, io direi di chiamarlo col nome di chi ha avuto l’ardire di proporlo per primo ad altissimo livello, ovvero Antonín Panenka. E quando dico ad altissimo livello intendo contro i tedeschi occidentali nella finale dell’Europeo 1976 (l’unico trofeo mai vinto da cecoslovacchi, cechi o slovacchi). E quando dico l’ardire intendo tirarci il rigore decisivo, in quel modo.
2 Nonostante questo membro della tifoseria inglese.
3 Ieri sera la risposta al nome di questo blog è stata “De Rossi”.
6 Comments
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Bell’articolo. Dirò di più. La partita, l’adrenalina, la lotteria del chi sbaglia paga dopo dopo 150 minuti dal fischio di inizio… tutto bello, e contro l’inglesi spocchiosi ed arroganti, al punto da farmi felice così. Chissà come andrà, anche se lo perdiamo con i tedeschi o con gli spagnoli… ho vissuto belle emozioni gia così, infondo lo abbiamo gia vinto questo europeo… abbiamo scoperto prandelli, abbiamo un bel numero di bravi e giovani giocatori.. i quali saranno ancor più pronti tra un paio d’anni a fare tanto ai mondiali.. questo europeo, per me, lo abbiamo già vinto.
Forza genoa, abbasso abete
francesco 9 anni ago
Anch’io mi ritengo soddisfatto (anche se non lo abbiamo “già vinto”, mica siamo la Svizzera!), e il terzetto di centrocampo Pirlo – De Rossi – Marchisio, per i miei gusti, è il migliore che abbia mai avuto il piacere di tifare. Ma, invece, mi chiedevo: tu che te la prendi con gli inglesi, lo sai che tifi per una squadra fondata e cresciuta dagli inglesi, con un nome inglese che vi siete tenuti il più possibile durante il fascismo e orgogliosamente ripresi in seguito?
Matteo 9 anni ago
Che bello guarda mi sono quasi commosso…:)
Paolo ferrari 9 anni ago
Grazie, felice che ti sia piaciuto. Felice anche del “quasi”, a dire il vero. 😉
Matteo 9 anni ago
Complimenti, hai una nuova follower…
Vania 9 anni ago
Un altro dei meriti del rigore di Pirlo!
Matteo 9 anni ago
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